lunedì 28 novembre 2011

ECCOCI!

L’ecografia infermieristica, attualmente, è come un bambino che ha   bisogno di essere accompagnato nel percorso della propria crescita evolutiva.
Ci sono alcuni colleghi che collaborano attivamente affinchè questo percorso sia compiuto e non si tratta di categorie ben definite ma è un chiaro esempio di trasversalità professionale, dove si mettono in comune le conoscenze acquisite al fine di formare una mentalità che non debba essere settoriale ma riesca a fornire strumenti diversificati a seconda dell’utilizzo.  L’ecografia infermieristica non è e non deve essere diagnostica ma deve essere “focused” e cioè mirata al bisogno del paziente (per questa definizione ringrazio i colleghi di Lucca) .
Dovè applicabile l’ecografia infermieristica?
Si può verificare, attraverso l’esplorazione vescicale, la ritenzione d’urina, anticipare se il cateterismo vescicale potrà essere o meno difficoltoso, se nella vescica vi sono coaguli da evacuare, predisponendo,perciò, un cateterismo a tre vie;  potremmo evidenziare se il paziente è anurico  o meno (non sempre palpatoriamente ciò è possibile) risparmiando un cateterismo inutile.
Si può accedere a punture di vasi non reperibili con la tecnica blind, all’incannulamento attraverso l’uso di dispositivi quali PICC o MIDLINE, procedere al semplice prelievo per campionamento ematico ( venoso/arterioso) quando non è più possibile il repere vasale.
Si può verificare se il paziente è “vuoto o pieno” attraverso il monitoraggio della vena cava (molto più real time rispetto alla PVC tradizionale).
Si può verificare, al triage, se un polmone è “umido o asciutto”; tale differenza può sembrare quasi superflua ma può mutare di molto il destino terapeutico del paziente.
Si potrebbe verificare, l’angiogenesi nelle lesioni trofiche (questa parte è tutta da studiare).
Si può applicare nella tecnica di acquisizione di immagini cardiache, a supporto di cardiologi.
Si potrebbe utilizzare nell’emergenza pre ospedaliera.
Questi sono solo alcuni aspetti di ciò che l’ecografia infermieristica può permettere di esplorare, ma ciò non è frutto di scienza infusa ma è il risultato di colleghi che faticano giornalmente sia per l’acquisizione di una buona conoscenza anatomica e, parallelamente, di una buona conoscenza della fisica e della tecnica ultrasonica.                                                         Chi non “pratica frequentemente” questa tecnica non può acquisire quel bagaglio di conoscenze utili e necessarie ad incrementare giorno per giorno la propria performance.
Un incoraggiamento ai colleghi che si stanno affacciando a questa tecnica: non demordete, andate avanti, di sicuro è una strada in salita ma è come un volano, una voltà avviato mantenerlo in movimento è più facile!!!!
In conclusione spero che questo blog sia uno strumento utile, anche perchè non voglio essere solo una voce ma chiedere la “collaborazione” di colleghi che possano condividere con me esperienze, pratiche, consigli, non caduti dall’alto ma forniti da chi,quotidianamente, utilizza gli ultrasuoni.
BORGUI

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